Il nostro ultimo incontro nel suo negozio di frutta e verdura, in viale Giulio Cesare, è avvenuto nella primavera di 3 anni fa. Giungevamo appositamente da Milano per interpellare qualche “ex”, che potesse essere d’aiuto per il libro rievocativo in preparazione. Facendo un po’ di spesa da lui, desideravamo sottoporgli vecchie foto in cui figurava nella schiera dei giovanissimi: alcuni nomi e volti erano infatti incerti.
Non salutavamo Lino da diverso tempo, tornando infatti a Novara sporadicamente. La sua sorpresa nel vederci, e successiva accoglienza, furono tali che, a ogni cliente che entrava nella bottega o semplicemente transitava davanti, ci presentava in modo entusiastico; e fin troppo generoso.
Lo stesso si ripetè nel bar accanto, dove volle offrire il caffè. Le foto stavano in borsa e dovevamo trovare il momento ideale per tirarle fuori. Ma, rientrati in negozio, lui ci tolse l’iniziativa perché cominciò subito a descrivere i suoi prodotti come i migliori in circolazione. “Avete mai mangiato zucchine come queste? Mai gustato – e le propose all’assaggio – fragole del genere? E quelle arance là, meravigliose?”. E così via. Intanto qualcosa, dai pomodori agli asparagi, andava a gonfiare un primo sacco da portare a casa.
A un certo punto Lino mostrò con orgoglio una galleria di cimeli e preziose carte (poster, foto, articoli) che parlavano della sua carriera nel baseball. Per lo più stavano alle pareti nella zona del bancone; ma altro, dalla mazza storica alla medaglia, era custodito nel retro, tra uno stuolo di cassette zeppe di patate, mele o cavolfiori. Sembrò di essere tornati ai tempi del Centro Sociale (del resto lì vicino), quando cavoli e verze dei preti crescevano ben curati oltre una rete alle spalle del catcher… e guai a toccarli. Qui invece pareva di toccare con mano un’aria di famiglia. Grande e bella famiglia Capuozzo, capace di generare talenti del baseball e del softball (con Luisa, Teresa e Monica)!
In quel retrobottega, come in un flash che riportava a tanti anni prima, ci parve di rivedere la giovanissima Luisa intenta a studiare, mentre Lia si adoperava per ottenere dai genitori il non facile consenso per portarla, pur se ragazzina, in squadra.
Riponendo in una seconda borsa il meglio della sua offerta, Lino descriveva al contempo azioni e situazioni vissute sui campi di mezza Italia. Poi, improvvisa, una domanda: “Paolo, sai mica se qualche squadra cerca un allenatore? Io sarei disponibile, poiché stare lontano dal baseball fa male”. Dopo degustazioni di piccoli frutti e delizie di profumi e colori, la nostra spesa (a un certo punto comparve anche un capace scatolone) si andava ingrandendo col trascorrere dei minuti. Così, tra racconto e raccolto, dopo le carte sportive ecco le carote, dalle mazze si passò ai mazzi di prezzemolo e salvia, dalle basi in salvo al basilico. Infine sentenziò: “E in più questa cassetta di succose arance tardive, solo per la gioia di avervi rivisto… ve la regalo!”.
Il tempo scorreva e dovevamo rientrare al più presto a Milano. Già. E le fotografie da esaminare? In piedi e ormai a bordo strada iniziammo ad estrarne, dalla cartelletta, giusto una. “Ah, questa la voglio!”, esclamò sgranando gli occhi. “Calma Lino, potrebbe essere utile tenerla ancora in archivio, te la faremo avere sicuramente più avanti”.
L’immagine ritraeva il piccolo Pasquale (per tutti Lino), a 10 anni, con la prima medaglia in una competizione ufficiale; e dopo allenamenti sotto la guida di Gigi suo vicino nel rione: erano i Giochi della Gioventù interprovinciali disputati al Villaggio Dalmazia. Il riconoscimento fu davvero speciale, perché consegnato dal “numero uno” del baseball in Italia, nientemeno che il presidente federale Bruno Beneck, invitato da Beppe a Novara! Speciale anche la maglietta, una di quelle donate al Novara, sempre tramite Beppe, da Demie Mainieri, tra i più bravi coach al mondo in ambito studentesco!
Al ritorno a Milano, nel riordinare i frutti della terra acquistati da Lino, ci accorgemmo che mancava (ma ciascuno di noi pensava che l’avesse presa l’altro) la cassetta di agrumi siciliani in omaggio. Prontamente una telefonata. “Sì, Lia: è stata dimenticata qui, la conservo, ripassate quando volete a ritirarla”. Non l’avremmo più fatto.
Ora, ripensando a quei momenti, caro Lino, possiamo tranquillamente rimandare ogni cosa a tempo debito. Dopo tutto sei “soltanto nella stanza accanto”, come è stato detto oggi in chiesa. O forse nel retrobottega. Così, in cambio delle meravigliose arance tardive conservate per noi, avrai la tua fotografia di un giovanissimo campione nascente.
Paolo Bossi e Lia, 18/01/2020