La prima volta che il vostro almanacchista conobbe l’esistenza del film “61” fu durante un trittico di incontri allo Yankee Stadium tra Boston Red Sox e New York Yankees, 20-21 e 22 aprile 2001. All’ingresso venne distribuito al pubblico un cappellino blu yankees con il ricamo del numero “61” ovviamente sponsorizzato da una società nel campo medico. Ricordo, al ritorno a casa, di averlo regalato ad uno dei due addetti stampa del Baseball Novara. Pensateci un attimo, distribuire gratis un cappellino a oltre 50.000 persone…
Poi, prima dell’incontro, il trailer sul maxischermo e la domanda: “vedrò mai questo film in Italia?”
La storia è legata al record di homeruns realizzato da Roger Maris nel 1961. Ma come? Dei due “M&M’s” (si, come caramelline…) lui – il giocatore ordinario- e non il “Golden boy” Mickey Mantle?
E poi perché nel 1961? Riguardate l’almanacco del 2 febbraio. Era dal 1901 che National League e American League avevano cristallizzato un meccanismo di otto squadre per ciascuna. Poi, nel 1961, l’American League si espande addirittura con due nuove squadre: infatti, da Washington nel 1960 i Senators si erano trasferiti in Minnesota e quindi viene rimpiazzata una squadra a Washington (che nel 1972 si sposterà ancora ad Arlington diventando i Texas Rangers) e si creano i Los Angeles Angels. L’effetto di ogni espansione è quello della diminuzione del livello del baseball giocato (gli ultimi arrivati sono normalmente molto più deboli in difesa, battuta e sul monte di lancio in rapporto ai team “anziani”) ed un incremento di partite, che nella American League passarono da 154 a 162. Giusta quindi la attesa di grandi risultati per i battitori.
E così fu. Roger Maris battè il record di Babe Ruth portandolo da 60 a 61 homeruns a stagione. Come potrete vedere , Maris trovò molto sostegno in Ralph Houk, il manager che nel 1961 sostituì Casey Stangel, immenso manager che considerava Mickey Mantle la propria creatura, persona molto dura, uno che anni prima – allo spring training – indicando ad un giornalista Mantle ed un coetaneo di diciannove anni disse: “Vedi quei due? Uno tra cinque anni sarà un campione, l’altro avrà 24 anni”.
La reazione a tutto questo – e il primo errore fu quello di ritenere Roger Maris poco più che un giocatore di media caratura, ma così non era – fu l’errore commesso nel 1963 dal Rules Committee: l’allargamento della zona di strike, di cui abbiamo parlato nell’almanacco del giorno 26 gennaio, andate a rileggere.
Ma il 1961 non fu anno di record solo per Roger Maris, ma anche per un altro Yankee, il lanciatore Whitey Ford. Quale record? Digitate il nome Whitey Ford nella cornice “search” e lo scoprirete. Che stranezze…il 1941 era stato l’anno dei record di Joe DiMaggio (56 games hitting streak) e dell’ultimo .400 battuto in regulr Season, il .406 di Ted Williams.
Ma ora il film “61*” (guarda il trailer)